Letra de L'ultimo Folle Gesto
Un uomo dal temperamento più mite dell'aria in un giorno di maggio,
due figli, una moglie, tre bocche,
una giacca un po' vecchia color di coraggio,
girava bulloni, montava pistoni con gesti di abitudine
nella fabbrica scura, con disinvoltura, sudava la vita da sé!

Ma un giorno batteva più forte il vento alle porte,
parlava il padrone:
Miei fidi braccianti, diceva,
la crisi è sbarcata anche a questa stazione.
Raccogliete i martelli, le falci, gli ombrelli,
che fuori maltempo sarà.
Mi riprendo il contratto, la vita
e di botto vi lascio alla precarietà...

Mi scusi signor mio padrone,
non so se ha visione di ciò che accadrà
ad un uomo segnato dal tempo
costretto di botto alla precarietà,
condannato a marcire i suoi giorni,
a finire nel puzzo di scialba pietà.
Prigioniero in erranza, in balia all'incoscienza
di un mondo che lo inghiottirà!

Buon uomo, rispose il padrone,
di questa visione conservo memoria.
Lo Stato che nutre i potenti
dei contribuenti di vena operaia
mi difende una legge che i ladri protegge
ed impune il mio gesto sarà!
E per quanto tu possa gridare
non c'è un giustiziere che mi fermerà....
che ti proteggerà...

Non esiste un giustiziere con la falce ed il martello
per questo sarò io ghigliottina del tuo collo.
Son la faccia più esplosiva della rabbia proletaria,
chiudi gli occhi mio signore, salteremo su per aria!

E adesso che lascio da folle la terra,
che il mio folle gesto, che questa mia guerra
risuoni nell'eco di cieli in tempesta.
Io volo, ma il canto mio resta.

E adesso che lascio due figli e una moglie
ad un po' di ossa, alle mie insane spoglie,
non versino pianto su questo terrore,
che questo è il mio gesto d'amore.